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What has remained

Authentic

Ho ballato danze khmer e laotiane, cantato karaoke vietnamiti, osservato rituali induisti con la fronte colorata di arancione, dormito su freddi pavimenti senza un materasso ed estirpato rovi ed erbacce in cambio di una dimora. 
Mi hanno aperto le porte delle loro case, mi hanno accolto, offerto del buon cibo, bevande e la loro umanità.
Ho cucinato per sconosciuti, insegnato l’inglese a bambini di villaggi remoti, giocato al Jijuzy in piazza ad Hanoi con i vietnamiti 
Sono stato curioso di conoscere ed esplorare. 
Ho camminato nell’ignoto per fare luce tra paure e pregiudizi un passo alla volta. 
Ho solleticato la vita per viverla appieno.

Un viaggio di 7 mesi tra India, Thailandia, Laos, Vietnam e Cambogia senza un sentiero preciso da seguire, ma una stella polare che si è fatta sempre più luminosa: la ricerca dell’ autenticità, della bellezza, di ciò che è umano, vulnerabile, vero, meravigliosamente imperfetto, senza paura del nuovo o dell’assurdo.

In un mondo che celebra la velocità, efficienza e produttività costante, l’autenticità funge da oasi in mezzo a un deserto di facciate.
La ricerca forzata del consenso tutta tesa all’esteriorità finisce per snaturare la realtà umana che perde il suo rapporto vitale con il silenzio, la pausa, la lentezza e il saper ascoltare.
Molte cose nascono o cambiano la propria superficie per inseguire le tendenze del momento e poche resistono alla prova del tempo creando connessioni profonde con la nostra interiorità.

L’autenticità è una gemma rara, inafferrabile ma riconoscibile; cattura l’anima e abbraccia senza vergogna i difetti, lo sporco, la contraddizione rivelando le sfumature grezze e non filtrate della vita. 

Cos’è rimasto autentico? 


Valerio

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